Annarita Micheli, nata in una nevosa giornata di fine 1968 a Pavia.
Creativa da sempre, rinchiusa per tanti anni in un ufficio, da qualche anno mi dedico a ciò che più mi piace: la pittura e la scrittura.
Le mie emozioni si distendono su tele...
dove la forza dei colori diventa protagonista indiscussa.
Annarita Micheli, nata in una nevosa giornata di fine 1968 a Pavia.
Creativa da sempre, rinchiusa per tanti anni in un ufficio, da qualche anno mi dedico a ciò che più mi piace: la pittura e la scrittura.
Ascolto, con attenzione, il mio cuore e lo traduco in colori, sfumature o parole. Adoro gli elementi… il fuoco, l’acqua, l’aria… mi piace rappresentarli con colori vivaci e dominanti, padroni assoluti della tela.
Amo i colori ad olio… mi lascio trasportare dalla loro composizione. Per dare più enfasi ai lavori, ho deciso di inserire veri e propri componenti materici (carta, gesso, paste acriliche, colle, siliconi e resine).
Un raggio di sole così denso, così vivo, lo sento, mi scalda, mi rincuora e tutto si illumina, tutto brilla.
Voglia di primavera, voglia di erba nuova e di teneri boccioli.
Piccolo mio, questa notte ci sono milioni di stelle nel cielo, spero di intercettare la scia di almeno una di queste meraviglie per poterti dedicare il più bello dei desideri.
Annarita non sceglie i colori dalla tavolozza… li trova dentro di sé e poi li cerca, li sperimenta, li stende sulla tela finché uno dei colori della tavolozza corrisponda a quello interiore. Si potrebbe pensare all’istintività e all’introspezione, ma sarebbe riduttivo. Annarita scava, fruga, aspetta che la sensazione sia forte e comprensibile e solo allora la esterna e la traduce in colore. Lieve, forte, liscio, materico… dipende. Dipende dalla corrispondenza che trova adatta a esprimersi. Johannes Itten ha chiamato una ricerca come questa “Accordi cromatici soggettivi” e l’ha sperimentata ogni giorno nella sua classe di maestro di colore nella “Bauhaus” di Dessau e poi di Berlino. I colori di Annarita sono il suo profondo. I suoi lavori sono però anche grafici, disegnati e, nelle linee, esprime una semplicità quasi opposta alla ricerca cromatica.
Ancora da perfezionare? O volutamente semplice e naif come un disegno infantile? Lascerei al pubblico la voglia di scoprire o di giudicare il finale!